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29.08.2022

Non è un paese per bullə

Un contributo di Stefano Carvalho Franca
 

Nel 2016 la cronaca aveva riportato la vandalizzazione di cartellonistica pubblicitaria di una delle campagne di sensibilizzazione e di invito all’utilizzo di profilattici. Il brand Love life aveva voluto presentare diverse coppie etero e gay intente a scambiarsi effusioni amorose. “LUGANO VI ODIA”, questa scritta, così come le croci celtiche, simbolo adottato originariamente durante la seconda Guerra Mondiale e che oggi è uno dei simboli usati dai “white supremacists”, hanno coperto diversi manifesti della campagna. 

È indubbio come il gesto vandalico in questione fosse mirato a ledere e offendere l’amore omossessuale. 

Gli atti di omofobia, purtroppo sono dei comportamenti all’ordine del giorno. 

Fortunatamente gli episodi vandalici a sfondo omofobico sul territorio elvetico sono eventi poco frequenti e per questo motivo è fondamentale affrontare l’argomento affinché anche quest’ultimi non siano minimizzati e possano cessare di esistere definitivamente. 

Per questa ragione sono fermamente convinto che sensibilizzare le persone possa essere uno strumento per educare a considerare maggiormente l’impatto e le conseguenze che certi gesti comportano. 

Ciò che aveva suscitato maggior disappunto in me era stata la mancata reazione da parte di esponenti politici del Comune di Lugano che non avevano affrontato la problematica, per proteggere i propri cittadini e dissociarsi dall’avvenimento. 

Ci sono ancora tanti tabù nella società e a volte sento sulle spalle il peso della mia omosessualità. 

 

Mi chiamo Stefano e sono un ragazzo di 23 anni che studia giurisprudenza, con il presente testo 

all’interno del Progetto Memories of Racism voglio portare la mia testimonianza e la mia opinione con l'auspicio che possa essere uno spunto di riflessione per tutte le persone, poco importa se si tratti di persone appartenenti della comunità LGBTQIA2S+1 o meno. 

Sono nato e cresciuto in Ticino, di origine portoghese. Mamma e papà mi hanno sempre dato la libertà di essere e di fare ciò che volevo, per questo motivo sin da piccino ho seguito un percorso un po' più artistico. Facevo tutto quello che mi appassionava: danza classica, moderna, contemporanea e teatro. Mi ricordo ancora come tutti i miei coetanei facessero calcio e nessuno aveva il coraggio di fare qualcosa che uscisse dagli schemi e in questo io ero “l'eccezione”. 

Non mi sono mai dovuto nascondere e questo è stato qualcosa che, se confrontato con quello che in moltə devono vivere, non è scontato. Ero e rimango estroverso, amante dell'estetismo e sognatore. Questo mio modo di essere mi ha dato la forza di continuare malgrado diversi ostacoli. 

Durante la mia adolescenza, sebbene fossi consapevole che “diversità” significasse anche unicità, mi trovavo in difficoltà. Infatti, spesso il confronto con i miei coetanei e la società etero normativa non mi aiutava. 

Feci coming out ai miei genitori a 15 anni, dopo le mie prime esperienze sessuali. Mi era piaciuto, mi sentivo bene e sapevo ed ero consapevole di essere gay. 

Spesso mi veniva posta la domanda "Quando hai saputo di essere gay?" la realtà è che sin da piccolo compresi di essere “diverso”, di trovarmi molto a mio agio con le persone di sesso femminile e aver un po' più di timore con i miei compagni di sesso maschile. Proprio come accade ad un bambino quando si deve approcciare ad una bambina o viceversa. A volte mi piacevano delle bambine ma era più per il loro aspetto esteriore e per la loro armonia. 

Casella di testoCasella di testoCasella di testoCasella di testoLa reazione dei miei genitori al momento del mio coming out fu un atteggiamento osmotico. All'inizio rimasero scioccati e un po' demoralizzati proprio perché erano ancorati all'immagine del loro bimbo maschio che un giorno si sarebbe accasato con moglie e bambinə. Elementi questi che nel lontano 2013 erano qualcosa di difficilmente concepibile per una persona gay. 

I miei genitori pensarono si trattasse di una fase passeggera, ma io smentì riferendo loro come mi sentissi bene con me stesso e non mi sarebbe piaciuto altrimenti. 

Compresero, si preoccuparono per me e per le difficoltà supplementari che la società mi avrebbe imposto. Forse per il loro animo artistico e alquanto moderno mi aiutarono a crescere e maturare serenamente. 

Assiduamente durante la mia infanzia e nella mia adolescenza mi sentivo solo e questo era dovuto al fatto che, purtroppo, nessun mio amico, apparentemente, si trovasse confrontato con le mie stesse difficoltà o problematiche. 

Anche nel mio contesto scolastico, non vennero mai illustrati esempi in cui ci fossero forme d’amore diverse da quelle tra uomo e donna, non discostandosi mai dall’eteronormatività. Questo dialogo avrebbe permesso di trasformare un tabù, in una curiosità, che sarebbe poi mutata in sensibilizzazione e rispetto per ogni forma d’amore diversa da quella eterosessuale. 

Per lenire questo dolore di profonda incompatibilità con la società che mi circondava ci fu mia sorella, che saggiamente mi disse: "Abbi pazienza tutto arriverà". E per questo continuai pian piano il cammino dell'adolescenza, investendo in me stesso, con tanto timore e incertezza per il futuro. 

Avevo paura che nulla di ciò che desiderassi si potesse realizzare. 

Innanzitutto, incontrare un ragazzo speciale, gentile e premuroso. Questo perché l’essere gay non era un qualcosa di apertamente e soprattutto socialmente accettato. Inoltre, il mio desiderio in un futuro più lontano era quello di potermi sposare e avere figlə, anch’esso all’epoca della mia infanzia e adolescenza di veduta assai irrealizzabile. 

Tuttavia, notai come la società e con essa le persone, maturarono più in fretta di quello che mi sarei aspettato, quasi all'unanimità con la mia crescita adolescenziale. 

Dal tabù di sentire la parola “GAY” all'età di 12 anni, pian piano tutto cambiò. Non potevo essere più grato di vivere questo cambiamento e poter beneficiare di una lotta durata anni e sostenuta da milioni di persone gay e non. 

Ho voluto sin da subito sottolineare dove fossi nato per contestualizzare geopoliticamente ogni mia affermazione. Infatti, solo da 15 anni e più precisamente nel 2007 si è ottenuto il primo riconoscimento legale introducendo la legge LUD. Questa legge prevede la creazione, nonché la regolamentazione dell'unione domestica registrata, che, come prevede l’art. 2, si basa sul principio che due persone dello stesso sesso possano far registrare ufficialmente l'unione domestica, affinché, uniti in una comunione di vita, possano godere di diritti e doveri reciproci. 

Determinante come anno di conquista per la comunità LGBTQIA2S+ è stato anche l’anno 2012 in cui è stata introdotta una pratica di registrazione del cambio di sesso senza dover ricorrere all'intervento chirurgico. Difatti, prima di questa data la procedura legale per la registrazione di cambiamento di sesso era stata resa possibile solo nel 1993 e come conditio sine qua non era necessario aver eseguito l'intervento chirurgico. 

L'attività sessuale tra persone dello stesso sesso è stata depenalizzata a livello federale nel 1942 anche se in Ticino, così come a Ginevra, Vaud e nel canton Vallese il crimine per i rapporti sessuali tra persone omosessuali era già stato depenalizzato nel 1798 in accordo con il codice napoleonico. 

Queste sono alcune delle date storicamente determinanti che dimostrano come i risultati ottenuti per i diritti delle persone LGBTQIA2S+ oggi sia derivante da una lotta durata anni, che ha permesso che l'iniziativa "Matrimonio per tutt*" potesse godere di un consenso del 64% da parte della popolazione svizzera votante. 

 

Oggi, nel 2022, ci troviamo confrontati con una realtà e una società divisa in due: se da un lato tanti diritti sono stati acquisiti - ne è un orgoglioso esempio la nostra iniziativa che ha fatto passi da gigante - in ambito di matrimonio, adozione e procreazione per tuttə, dall’altro i mesi di pandemia, di lock-down e reclusione hanno fatto emergere diverse forme d’odio che hanno portato a nuove forme di discriminazione. 

Per questo è fondamentale rigettare a voce alta le molteplici forme d’odio, affinché le discriminazioni di qualsiasi tipo possano cessare e lasciare spazio all’amore in ogni sua forma 
 

Stefano Carvalho Franca
 



Fonti : 

1. Matrimonio per tutte e tutti, il popolo svizzero ha detto: "Sì, lo voglio", in: SWI, 2021. 

2. Passo “storico” verso il matrimonio per le coppie omosessuali in Svizzera, in: SWI, 2020. 

3. Diritti LGBT in Svizzera, in: Wikipedia. 

4. Legge federale sull'unione domestica registrata di coppie omosessuali, in: Confederazione Svizzera, 2022.  

5. “L'” atlante delle donne, Seager, J., & Di Stefano-Abichain, F., add editore, 2020.