31.10.2024
Rendere luoghi di cultura accessibili significa educare alla diversità
Un contributo di Simona De Simone
redatto nell'agosto 2022
Vivo in Svizzera. Ho la pelle bianca. La mia lingua madre è quella del mio paese d’origine. Eppure, se si parla di discriminazione, mi sento coinvolta – o vengo coinvolta.
Le persone con disabilità subiscono discriminazioni. Da sempre e anche oggi. I motivi forse non sono tanto diversi da tutte le forme di discriminazione. Paura, tabù, rifiuto: la mia fragilità rispecchia quella dell’altro, pertanto, è meglio evitarla, allontanarla. Così, le società non sono state costruite considerando le diversità e le fragilità. Che vincano i più forti!
Le costruzioni, le leggi, la sanità, la formazione: tutto è stato forgiato a misura di “normalità”. Una normalità disattenta ai bisogni particolari, piena di impedimenti e barriere. Le barriere architettoniche sono l’esempio concreto, quello evidente (e che infastidisce) di come il mondo è stato concepito. Ma le barriere sono più profonde, culturali.
Bellinzona, Città Fortezza
Lavoro da diversi anni nella Città di Bellinzona, la città dei Castelli. Castelli che purtroppo non sono accessibili. Né fisicamente, né nei contenuti. Comprensibile da un lato, poiché parliamo di opere medievali. Meno dall’altro, perché qualche decina d’anni fa sono stati completamente ristrutturati, senza considerare gli aspetti legati all’accessibilità. Inoltre, i castelli di Bellinzona sono patrimonio dell’Unesco… un patrimonio che dovrebbe essere fruibile a tutte le cittadine e a tutti i cittadini.
Cosa significa che i castelli non sono accessibili? Se si ha una difficoltà motoria, è praticamente impossibile arrivarci, accedervi. A Castelgrande, le pendenze sono troppo importanti. La pavimentazione d’accesso, in tutti e tre i forti, è difficile (in parte inagibile). Le sale interne – musei o altri spazi, non sono accessibili. Troppi gli scalini o gli impedimenti.
Le barriere diventano limiti. Non poter beneficiare della bellezza di questi luoghi, non poter partecipare agli eventi che sono organizzati in loco. Sono limiti alla libertà e alla partecipazione culturale, sociale. Sono freni all’indipendenza. Sono scalini che escludono.
Ora la Città di Bellinzona sta cambiando rotta. In corso ci sono dei lavori per migliorare parzialmente l’accessibilità. Lavori che coinvolgono da subito le persone con disabilità, per riflettere insieme su bisogni e soluzioni, coscienti tutti che trattandosi di oggetti protetti gli interventi saranno complessi, magari anche limitati. Ma questi interventi sono necessari. Indispensabili affinché il messaggio sia chiaro: nessuna vita è minuscola! Le persone con disabilità hanno diritto di accedere e vivere la cultura. Hanno diritto di lavorare. Hanno diritto a una libertà di movimento. Perché ogni volta che mi reco in un luogo devo prevedere, organizzare, informare chi non conosco dei miei bisogni particolari? Perché non ho il diritto di guardare su un sito web, capire se un luogo è raggiungibile e poi recarmici? Siamo stufi di dover chiedere per favore, o scusarci per il nostro ingombro. Siamo anche stufi di dover chiedere scusa.
Educare alla diversità
Rendere luoghi di cultura accessibili, significa andare oltre l’abbattimento di scalini e riduzione delle pendenze: significa educare alla diversità, ai bisogni dell’altro. Significa capire che se rendo un luogo più accessibile, per forma, contenuto ed esperienza, rendo migliore il mondo in cui vivo, perché di questa accoglienza, ne beneficia tutta la popolazione, non solo le persone con disabilità.