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29.08.2022

Genere e cartelli blu

L’importanza della parità di genere negli stradari cantonali

Un contributo di Susanna Castelletti
 

Nell’agosto del 2005 l’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino (AARDT) ha organizzato a Lugano-Besso un piccolo sit-in durante il quale è stata simbolicamente modificata la denominazione di Via al Nido in Via Marta Vinassa così da celebrare colei che, nel 1929,  ha fondato il primo Nido d’infanzia di Lugano. Nell’ottobre del 2019 invece, in occasione del 50esimo anniversario del suffragio femminile in Ticino, è stato organizzato un percorso narrativo per le strade di Bellinzona volto a ribattezzare simbolicamente alcune vie della città con nomi di personalità femminili che hanno segnato la storia cantonale degli ultimi cinquant’anni. 

Ma perché focalizzarsi su nomi di strade e piazze? Identificare un nesso tra la questione della parità di genere e discipline quali l’odonomastica e la toponomastica1 può sembrare, a primo acchito, quanto meno complicato. Capita altresì che si consideri questa questione come marginale e di conseguenza poco influente e significativa nel discorso ampio e variegato della parità dei diritti. Ciò la porta a essere sminuita, poco approfondita e talvolta pure derisa. 

Le ragioni che portano all’assegnazione di un determinato nome anziché un altro all’interno di uno stradario, sono però sì di ordine geografico ma pure storico, culturale e sociale. Inizialmente si attribuivano nomi alle strade quasi unicamente per facilitare l’orientamento nello spazio e fornire maggiori punti di riferimento per gli spostamenti nelle città. Con il tempo però questa pratica ha assunto un ruolo più profondo e la denominazione dei luoghi ha iniziato ad essere effettuata in base a valori storici e simbolici caratteristici di ogni epoca e di ogni luogo. Odonomastica e toponomastica non sono quindi forme di espressione neutrali: attraverso queste due discipline si evidenzia al contrario l’esigenza di tramandare nella memoria collettiva e nel tempo persone e/o eventi che vengono considerati significativi per la collettività e degne di memorabilità: esse divengono pertanto pietre miliari per la salvaguardia del patrimonio culturale di ogni regione e hanno il potere di creare, anche nelle nuove generazioni, modelli di riferimento.   

Camminando però per il Ticino (ma il medesimo discorso può essere effettuato per l’intera territorio nazionale), e prestando particolare attenzione alle targhe blu che denominano gli spazi urbani, salta immediatamente all’occhio la quasi totale assenza di figure femminili: solo poco più di 15 vie e piazze in tutto il cantone sono infatti dedicate ad esse mentre più di 1000 sono dedicate a personaggi di sesso maschile. Questo evidente squilibrio, che non fa altro che riflettere quando attuato per lungo tempo dalla storiografia ufficiale, lascia intendere, in modo completamente erroneo, che le donne non abbiano concretamente ricoperto un ruolo in ambito storico, sociale, economico e culturale e che, di conseguenza, non esistano molte personalità di cui vale la pena onorare la memoria. Gli stradari quindi, proponendo uno sbilanciamento evidente in favore di personalità maschili, diventano l’espressione del potere degli uomini che hanno fatto la storia e, di fatto, evidenziano in modo molto netto sia il disequilibrio fra genere maschile e genere femminile sia una dimensione storico-culturale ancora molto misogina. Dal punto di vista del messaggio trasmesso inoltre, l’assenza delle donne in ambito di denominazione spaziale, concorre a intensificare i già numerosi stereotipi presenti nella mentalità collettiva, non aiuta a fornire adeguati modelli di riferimento alle nuove generazioni e di conseguenza non fa altro che ostacolare, seppur in modo forse indiretto e poco evidente, il percorso verso la reale parità dei diritti. 

Oggi l’importanza simbolica di una rappresentazione paritaria all’interno dei cartelli blu è conclamata. In Ticino però, ripensare gli stradari anche in ottica di genere, non ha mai ricevuto un’importante considerazione durante i vari processi di aggregazione comunale. 

Le motivazioni per la mancata azione su questo fronte si appoggia sostanzialmente su due considerazioni: 

  • in primo luogo la questione riesce difficilmente a stuzzicare l’interesse del mondo politico che tende a voler rispettare la tradizione piuttosto che apportare modifiche inserendo nuove personalità e nuove denominazioni. Considerando spesso la questione come marginale, poco incisiva e slegata dal discorso paritario.  

  • secondariamente è abitudine comune giustificare l’assenza di figure femminili negli stradari sostenendo che manchino concretamente dei nominativi di spessore da utilizzare in questo ambito. 

Quest’ultima argomentazione può essere smentita attraverso una ricerca più approfondita della storia del cantone. Evidenziando inoltre l’importanza simbolica di toponomastica e odonomastica, facendo notare che solo partendo da piccole azioni si può costruire un percorso paritario solido e degno di nota e dimostrando che storicamente le donne hanno sempre ricoperto un ruolo molto importante nel contesto ticinese. Prova ne è che, attraverso il progetto Tracce di Donne, AARDT è riuscita a raccogliere sul proprio sito più di 100 profili femminili che hanno contribuito allo sviluppo economico, sanitario, sociale, culturale, politico e artistico del cantone.2 

Fortunatamente il dibattito si sta intensificando e l’opinione pubblica pare lentamente rendersi conto che concepire stradari paritari dal punto di vista del genere significa finalmente valorizzare anche il ruolo delle donne, portare alla luce la documentazione esistente e ampliare le nostre risorse archivistiche e inoltre, questione di per sé fondamentale, fare in modo che anche all’interno della storia insegnata nelle scuole e della cultura generale venga finalmente inserita la questione femminile. 

 A titolo esemplificativo basti pensare al fatto che, dopo aver attivato la “Commissione denominazione strade” il comune di Mendrisio ha inaugurato, nel giugno del 2021 (a quarant’anni dalla votazione sull’articolo costituzionale sull’uguaglianza) sei vie dedicate a donne che, nel comune, hanno lasciato tracce importanti. Non resta che sperare che siano in molti i comuni a seguire questo esempio! 


Susanna Castelletti
 


Fonti: 

1. AARDT, Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino. 

2. Più vie dedicate alle donne? Mendrisio passa all'azione, in: Corriere del Ticino, 2020. 

3. Donne dimenticate nei nomi delle strade: a loro intitolate solo 7 su 100, in: la Repubblica, 2020. 

4. Quante sono le strade intitolate a donne in Italia, in: Il Post, 2021. 

5. Toponomastica femminile, non è impossibile, in: inGenere, 2016.  

6. Toponomastica, in: Treccani. 

7. Odonomastica, in: Treccani.