21.09.2018

A Toronto, tra inclusione e multiculturalismo

On the one side of the road a church, on the other side a mosque

Durante il primo periodo del mio soggiorno, passeggiando in un quartiere della città, ho avvistato un’imponente moschea in lontananza. Mi sono avvicinata per ammirarla più da vicino ed ho notato con estremo piacere la presenza di una chiesa, esattamente al lato opposto della strada. Toronto è infatti considerata una delle città tra le più multiculturali al mondo, multiculturalismo che è realtà in svariati ambiti della vita comunitaria e cittadina e si rispecchia nell’architettura del luogo. Non è infatti nulla di atipico, bensì è ricorrente, ritrovarsi seduti su un mezzo di trasporto di fianco ad una persona avente un colore della pelle differente dal proprio, avere una donna velata come consulente bancaria o, ancora, l’essere circondato da individui dai tratti asiatici. Non solo la convivenza pacifica tra individui apparentemente diversi è normale quotidianità, vi è anche un’alta probabilità che ognuna di queste persone sia canadese, forse addirittura di terza generazione.

 

Interfaith Festival

Alla fine di aprile, ho avuto l’occasione di partecipare a un festival interreligioso in un Centro culturale tibetano. È stata un’occasione meravigliosa che mi ha permesso di osservare come vengono trattati temi quali l’interculturalità e l’interreligiosità in un paese diverso dal mio. La manifestazione si è svolta in due momenti principali. Le comunità religiose hanno innanzitutto avuto la possibilità di presentarsi ai vari partecipanti tramite delle bancarelle informative, e a quest’occasione d’incontro personale è poi seguita una cerimonia comune. La diversità religiosa presente era impressionante: vi erano rappresentazioni cristiane di ogni tipo, dalle varie chiese unite a gruppi ecumenici, numerose comunità musulmane, tra cui l’Ahmadiyya Muslim Jama’at, - corrente con cui non siamo necessariamente confrontati in Svizzera italiana -, la comunità ebraica, gruppi buddisti, sikh, come pure diverse associazioni di volontariato legate ad ambienti religiosi. Durante la cerimonia, le comunità si sono presentate al pubblico attraverso discorsi, canti e preghiere. Tale momento di condivisione è stato aperto dall’intonazione dell’inno canadese da parte dei bambini della comunità tibetana, cantato prima del rispettivo inno del proprio paese. Potrebbe sembrare banale ma quest’introduzione mi ha colpita profondamente, perché rispecchia pienamente ciò che finora ho potuto notare in Canada, e cioè che ogni individuo, indipendentemente dal proprio background, sembra essere anche cittadino a pieno titolo di questo paese. E come terminare al meglio il festival, se non intonando un canto di speranza nelle diverse lingue presenti per la pace nel mondo?